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Fissazione del massimale di prezzo (price cap) per le importazioni e il trasporto verso Paesi terzi di petrolio e prodotti petroliferi derivati o originari dalla Russia

6/12/2022

 

Contesto e applicazione.

 

Con l’ultimo pacchetto di sanzioni Ue dello scorso ottobre, in accordo con i Paesi del G7, la Ue aveva stabilito la fissazione di un massimale di prezzo (price cap) al barile per l’importazione via mare e/o il trasporto verso Paesi terzi di petrolio greggio, oli di petrolio e ottenuti da minerali bituminosi, originari o esportati dalla Russia. Il 4 novembre i G7 e l’Australia avevano raggiunto l’accordo ed il 3 dicembre, il Consiglio Ue ha fissato il massimale a 60 USD al barile.

 

La misura si applica dal 5 dicembre al greggio (NC 2709 00) e dal 5 febbraio 2023 ai prodotti petroliferi (NC 2710). Essa riguarda, oltre l’import ed il trasporto verso paesi terzi, anche la prestazione di qualsiasi servizio di assistenza tecnica, di intermediazione, finanziamento o assistenza finanziaria ad essi collegato. Un’eccezione è prevista per la Bulgaria, che a causa della sua particolare dipendenza, potrà conformarvisi entro la fine del 2024.


Il divieto vige sul greggio trasportato via mare e non si applica a quello che arriva in Europa tramite oleodotti, come accade per Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Anche Germania e Polonia ricevono forniture tramite oleodotto, ma si sono impegnate unilateralmente a fermarle entro la fine di quest'anno.


Un periodo transitorio di 45 giorni è istituito per le navi che trasportano greggio originario della Russia, acquistato e caricato prima del 5 dicembre 2022 e scaricato nel porto di destinazione finale prima del 19 gennaio 2023. Il price cap potrà essere rivisto periodicamente, con un periodo transitorio di 90 giorni dopo ogni modifica. Il funzionamento della misura sarà rivisto ogni due mesi in modo da fissarlo almeno il 5% al di sotto del prezzo medio di mercato del petrolio e dei prodotti petroliferi russi calcolati sulla base dei dati forniti dall'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA).


È infine prevista una "clausola di emergenza", che consente il trasporto di petrolio oltre il prezzo massimo o la fornitura dei relativi servizi di assistenza tecnica, di intermediazione, di finanziamento o finanziaria, se necessari per la prevenzione o mitigazione urgente di un evento suscettibile di avere un impatto grave e significativo sulla salute e la sicurezza umana o sull'ambiente, o in risposta a calamità naturali.



Effetti attesi.

 

La Russia è il terzo produttore dopo gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita e il secondo esportatore dopo l'Arabia Saudita. Nel 2021, circa la metà di queste esportazioni è stata rivolta all’Europa. Con la guerra, le entrate della Russia hanno sostanzialmente retto: ad oggi, secondo la AIE (Agenzia Internazionale dell’Energia), si attestano a 7,7 milioni di barili/giorno (dati di ottobre 2022), soltanto circa 400.000 barili/giorno in meno rispetto alla situazione prebellica.

Secondo la Ue, circa il 90% delle importazioni di greggio russo sarà coperto dal divieto entro la fine dell’anno e, già nel 2022, secondo l'AIE, si sono ridotte a 1,5 milioni di barili/giorno. La maggior parte è stata dirottata verso India e Cina (dove, tuttavia, la domanda rimane inferiore alle medie storiche a causa dei continui lockdown).


La Ue dovrebbe riuscire ad aumentare le importazioni dal Medio Oriente e da altri fornitori, mantenendo così condizioni di mercato sostanzialmente inalterate. Tuttavia, nel suo ultimo rapporto mensile sul petrolio (novembre 2022), l’AIE stima che la produzione di petrolio russo potrebbe diminuire di 1,4 milioni di barili al giorno nel 2023, aumentando potenzialmente i prezzi globali.


Il prossimo febbraio, quando entrerà in vigore il divieto di importazione e trasporto di prodotti petroliferi russi come benzina, diesel e carburante per aerei, l’effetto potrebbe essere più dirompente, soprattutto per il gasolio: l'Europa dipende dalla Russia per il 60% delle importazioni. Il divieto assume vigore in pieno inverno e, a differenza del greggio, avendo un’industria nazionale di raffinazione, Paesi come Cina e India potrebbero non coprire la quota europea; appare infatti più probabile che i prodotti raffinati convergano verso il Nord Africa e la Turchia, ma non negli stessi volumi.


La fissazione del price cap è stata oggetto di un lungo negoziato. Secondo alcuni Stati membri, il livello fissato non inciderà significativamente dato che il greggio russo viene scambiato a un prezzo inferiore (la scorsa settimana era a circa $ 52 al barile). Inoltre, le sanzioni per i vettori marittimi extra-UE che violano il limite si limitano al divieto di assicurarle, finanziarle o servirle per 90 giorni, mentre quelle per le navi dell'Ue saranno determinate dalle Autorità nazionali di ciascun paese.


La ratio del G7, i cui membri controllano circa il 90% del mercato delle assicurazioni marittime globali, era di ridurre le entrate petrolifere della Russia senza causare gravi ripercussioni sui mercati globali, concependo dunque la misura come un mezzo per controllare la crescita dell'inflazione, contrastare in parte l'impatto delle sanzioni ed assicurare la riduzione degli introiti da parte della Russia.


Quest’ultima sta, ovviamente, cercando nuovi acquirenti, ha già accumulato una cosiddetta “flotta ombra” di petroliere, pare per lo più obsolete, e sta lavorando per la creazione di propri fornitori di assicurazioni marittime per aggirare il limite. Inoltre, non sono da escludersi contromisure: prima fra tutte l’interruzione unilaterale di tutte le forniture ai Paesi che adottano il price cap, come più volte dichiarato dal Presidente Putin e dai ministri russi.


Infine, la reazione dei Paesi produttori potrebbe essere dirimente se l'OPEC ritenesse questa misura un insidioso precedente. Tuttavia, alla vigilia della sua adozione, l’OPEC+1 (che comprende Arabia Saudita, importanti produttori del Medio Oriente, dell'Africa, dell'America latina e dell'Asia centrale più la Russia) ha deciso di non reagire, per il momento, probabilmente anche alla luce dell’estrema incertezza dei mercati e del rallentamento economico della Cina.

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