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Il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cd. Decreto Rilancio) ha l’obiettivo, più volte ribadito dal Governo, di contribuire ad attutire l’impatto economico-sociale dell’emergenza in atto, nonché di preparare e sostenere la ripresa e il rilancio dell’economia italiana.
Si tratta di un provvedimento con una “potenza di fuoco” in astratto significativa, pari a quella di due leggi di bilancio considerate insieme. Infatti, anche per effetto dell’autorizzazione al ricorso all'indebitamento, approvata dal Parlamento, e della complessiva rivisitazione della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, il Decreto Rilancio è composto da più di 260 articoli e stanzia 55 miliardi in termini di indebitamento netto e 155 in termini di saldo netto da finanziare.
Vengono rafforzati alcuni interventi già avviati in precedenza (es. ammortizzatori sociali, differimento delle scadenze fiscali) e, al contempo, introdotte nuove misure a sostegno delle imprese: tra le più significative:
Tuttavia, se valutato alla luce della necessità di stimolare gli investimenti, dei quali il nostro CSC stima una caduta senza precedenti (-15,5%), aggravata dallo stock di invenduto e dal crollo dei fatturati, nonché di rilanciare la domanda interna, il Decreto non sembra in grado di produrre un impatto determinante. Infatti, manca un disegno complessivo volto a stimolare nuova domanda privata e anche pubblica, nel rispetto di un vincolo del debito più che mai pressante. Non vi è traccia di strategie per rendere attuale la domanda “latente” di consumi e investimenti.
In altre parole, e contrariamente al “nome” scelto per comunicarlo, il Decreto non delinea una reale e ben definita strategia di rilancio dell’economia del Paese.
E ciò è dovuto, principalmente, all'eccessiva frammentazione delle misure - alcune delle quali aventi obiettivi comuni - che occupano 260 pagine della Gazzetta Ufficiale e finiscono per parcellizzare le pur cospicue risorse su un elenco troppo vasto, e a tratti confuso, di capitoli di intervento.
Inoltre - come per tanti altri provvedimenti analoghi - molte delle misure adottate non saranno immediatamente “disponibili”, in quanto la loro efficacia è subordinata a una laboriosa attività di implementazione, che passerà per circa 90 decreti attuativi, necessari a definirne l’operatività.
La non celere adozione di questi provvedimenti potrà ritardare l’accesso a misure qualificanti.
Ritardo che, peraltro, sarà favorito dall'eccessiva frammentazione già richiamata, anche per l’assenza di modalità chiare e semplificate per l’accesso agli interventi di sostegno, pur in presenza di segnali positivi in tema di autocertificazione e condivisione dei dati tra PA. Il caso del rilascio della documentazione antimafia è emblematico: nel disciplinare le diverse misure, vengono introdotte varie deroghe alla normativa vigente, senza tuttavia introdurre un’unica modalità semplificata di rilascio della stessa.
In questa stessa ottica, sarebbe stato opportuno lo sblocco immediato e integrale del pagamento dei debiti della PA, in particolare attraverso meccanismi di compensazione. Ciò avrebbe prodotto un’importante iniezione di liquidità, oltre ovviamente a rappresentare un segnale positivo e di civiltà verso le imprese, che attendono da troppo tempo la soddisfazione dei loro crediti.